Risorsa: Willem Vandenameele
Nelle Grotte Vapori di San Calogero sul Monte Kronio si può ammirare una grotta larga pochi metri e lunga una decina di metri, con una ventina di sedili in pietra scavati nella parete.
Si dice che questi sedili siano stati creati dall'ingegnoso architetto greco Dedalo , inventore del piombo e del famoso labirinto del Minotauro.
Il mito racconta che Dedalo fuggì da Creta a causa dell'ira del re Minosse , che lo riteneva colpevole di aver aiutato la moglie Pasifae ad ingannarlo con un toro, costruendole una mucca di legno per consentirle i rapporti sessuali.
Dopo questo episodio , Dedalo e suo figlio Icaro furono imprigionati nel labirinto , che Dedalo stesso aveva costruito per imprigionare il Minotauro. I due riuscirono a scappare grazie alle ali di cera che Dedalo aveva costruito, ma quando Icaro volò troppo vicino al sole, le sue ali di cera si sciolsero e morirono.
Le Stufe di San Calogero sono un importante complesso speleotermico costituito da un eccezionale fenomeno geotermico e un importantissimo monumento della preistoria siciliana.
La grotta è la più profonda della Sicilia ed è influenzata da un flusso d'aria vaporosa con temperatura variabile tra i 37° e i 39° : da millenni è usanza sostare all'ingresso per ottenere benefici terapeutici dai vapori, che provengono dal sottostante bacino idrotermale di Sciacca.
Entrare (e soprattutto restare) è impensabile a causa della temperatura molto elevata, nonostante gli antichi monaci della zona vi costruissero dei sedili.
In condizioni normali, l'ambiente non gli consente di persistere per più di 30 o 40 minuti, dopodiché l'organismo soccombe al colpo di calore.
Un problema che oggi, nell’era della tecnologia, può essere facilmente superato con attrezzature e abbigliamento tecnico.
Il fenomeno della risalita dei vapori è studiato ancora oggi dal Comitato speleologico 'E. Bogean' del CAI di Trieste.
Fu proprio il CAI di Trieste ad iniziare nel 1957 l'esplorazione delle viscere della montagna con una discesa lungo l'inghiottitoio Medeot in fondo al quale furono esplorate le gallerie Bellitti e Di Milia: la temperatura elevatissima - qui 40° - e la presenza del 100% di umidità rendeva impossibile la sopravvivenza umana.
In quel momento, il carattere eccezionale dell'impresa, portata avanti con i primi allestimenti sperimentali che consentivano una permanenza, seppure breve, nelle gallerie, fu arricchito dall'inaspettata scoperta di uno straordinario giacimento archeologico.
Si trattava di più di 40 grandi vasi di epoca preistorica, per la precisione dell'ultimo periodo eneolitico, ma anche di ossa umane che sollevano ancora molti interrogativi sulla natura di questo 'deposito'.
L'ipotesi è che le grotte fossero utilizzate come luogo di sepoltura da cavernicoli preistorici, luogo che non veniva più visitato una volta che cominciavano a salire i fumi.
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