Pieve di Sant'Appiano

La chiesa è di origine etrusca e divenne proprietà del Vescovo di Firenze nel 990. Nel 1171 il campanile crollò e distrusse la navata destra. Il lato ricostruito è ben visibile frontalmente, in quanto realizzato in mattoni rossi, mentre la navata sinistra è costituita da sassi e ciottoli. Lo stesso si può vedere nella chiesa a tre navate: quella di sinistra è in pietra e sorretta da massicci pilastri, mentre quella di destra è sorretta da colonne in mattoni rossi con capitelli floreali in stile gotico fiorentino, una differenza che noterai se guardi strettamente alle navate laterali.
Nella navata sinistra si trovano bellissimi affreschi rinascimentali di allievi dello studio del Ghirlandaio. I tre affreschi raffigurano Il Martirio di San Sebastiano, San Pietro Martire, i Santi Antonio Abate e San Matteo Evangelista. Nella navata opposta si trovano tracce di un affresco del primo Quattrocento.

La chiesa ospita anche la Cappella dell'Assunta, affrescata nel XVII secolo con affreschi di vari santi. Sul lato opposto si trova una pregevole e imponente lapide tombale di Gherarduccio Gherardini, databile alla sua morte nel 1331. Oltre la tomba si accede alla bella loggia duecentesca che racchiude il chiostro piccolo.

Ciò che rende unico Sant'Appiano sono i ruderi dell'antico Battistero davanti alla facciata. Costruita nel IV secolo, crollò all'inizio del 1800 lasciando in piedi solo quattro pilastri in pietra. I capitelli sono decorati con simboli paleocristiani come la croce e l'agnello.
Accanto alla chiesa di Sant'Appiano si trova anche l'Antiquarium, un piccolo museo archeologico che espone vari reperti archeologici della regione. Nel museo sono conservate diverse urne etrusche in alabastro con bei coperchi raffiguranti i defunti. Sono presenti anche vari pezzi di ceramica del medioevo e del rinascimento, tipici della produzione fiorentina. Il fulcro della collezione è un piccolo idolo pagano in arenaria raffigurante Eros su un animale, rinvenuto tra le rovine del battistero davanti alla chiesa.

Willem Vandenameele